Intervista esclusiva al già sindaco di Mantova, ancora attivo nel mondo della politica locale
Architetto Nicola Sodano, senza dubbio lei è un decano della politica mantovana. “Decano” nel senso anagrafico. Quando ha cominciato a entrare in questo particolare “mondo dei partiti”?
“Era il tempo della gioventù, agli inizi degli anni 80, con la tessera del PSI a cui seguì una breve militanza nel direttivo di sezione di Mantova-Centro”.
In quegli anni passati, i partiti erano ben definiti e autorevoli, considerati i loro leader. Il Partito Socialista Italiano aveva un ruolo fondamentale a Mantova capoluogo: basta pensare ai suoi sindaci. Lei perché si è avvicinato proprio al PSI?
“Ho votato socialista dai 18 anni sino all’arrivo di Forza Italia. Perché avrei dovuto votare per altri? Per la mia militanza cattolica ed ecclesiale, il PSI era il partito per la giustizia sociale, riformatore e riformista e contraltare all’egemonia del PCI in sede locale e a quella DC a livello nazionale”.
Come ricorda quegli anni giovanili? A quale figura politica del partito, in particolare, faceva riferimento?
“A parte il breve periodo giovanile nel direttivo di sezione, come non ricordare i Festival dell’Avanti a Belfiore? Erano gli anni del sindaco Usvardi e il riferimento nazionale per i mantovani era Claudio Martelli, ma Bettino Craxi era per tutti il leader”.
Poi il 26 gennaio 1994, all’improvviso, scende in campo un imprenditore milanese che sino ad allora si era occupato di edilizia, investimenti, informazione, televisione: Silvio Berlusconi. Quindi, attrazione fatale?
“Entrai in Forza Italia nel gennaio 1995 dopo un periodo di disimpegno. Vi confluirono molti elettori del PSI dopo il crollo della “Prima Repubblica”. C’era voglia di un nuovo risorgimento nazionale. Un motivo importante fu il desiderio di impegnarmi nella mia città dominata della sinistra post-comunista. Entrai collaborando alla campagna a sindaco di Ghirardini”.
Forza Italia ha il suo “capo” carismatico con straordinari successi politici, di governo e con la sua ascesa internazionale. Per lei, Sodano, Berlusconi è stato e rimane il suo faro.
“Sì. 28 anni di militanza son 28 anni, tra l’altro i più importanti della mia vita, ma Berlusconi non c’è più. Restano il suo pensiero e la sua opera politica”.
Tant’è che nel 2010, il Pdl, Popolo della Libertà quale emanazione un anno prima di Forza Italia, la candida sindaco di Mantova. Per una serie di favorevoli circostanze, gli elettori le dimostrano fiducia e il 12 aprile 2010 il centrodestra per la prima volta conquista via Roma. Vittoria straordinaria e rimasta unica. Quali sensazioni allora?
“Sensazioni uniche e meravigliose per un popolo della città rimasto troppo tempo ai margini. Mi candidarono i “capi” di allora e ancora amici di adesso: Carlo Maccari, Provinciale del PdL e Mario Mantovani della Regione. Dopo anni di marginalità politica per chi non apparteneva all’ establishment cittadino, finalmente un successo.
“Le circostanze favorevoli a cui tanti fanno riferimento, sono citate per sminuire quell’evento, quasi a dire che chiunque avrebbe vinto. Non è così: ci fu la maturità degli elettori che da allora non guardano più gli ordini dei partiti e mettono al primo posto la voglia di cambiamento (Cambiare si può, era lo slogan) e al primissimo posto la stima alla persona candidata”.
Per cinque anni primo cittadino del capoluogo. Un percorso accidentato perché nella maggioranza con altre forze civiche, si sono registrate fratture. Quali erano i motivi dei dissidi?
“L’impreparazione della coalizione e la crisi politica della stessa. Venni eletto nella lista PdL ma dopo un anno ci fu la divisione in Forza Italia e Fratelli d’Italia. Nella Lega ci fu la lotta fra chi mi osteggiava e chi no sino al commissariamento della Lega stessa. Della lista civica che mi appoggiò al ballottaggio, ancora oggi non sono in grado di fornire spiegazioni. Grazie alla responsabilità ed autonomia dei singoli consiglieri dei partiti e anche di alcuni dell’opposizione, governammo per tutti i 5 anni”.
Da segnalare che durante l’incarico di sindaco opera l’associazione “12 Aprile”: si organizzano iniziative, incontri, interventi sempre affollati. Nel corso di uno di questi, al Palabam interviene telefonicamente Berlusconi che, va ricordato, non è mai venuto a Mantova.
“Sì, l’unica presenza di Berlusconi a Mantova fu quell’intervento(grazie all’onorevole Mario Mantovani) durante una serata magica con migliaia di persone. Poi lo incontrai altre volte. L’associazione “12 Aprile” fu molto attiva in quei 5 anni e nei 5 successivi: fu capace di aggregare un popolo trasversale che univa militanti di partiti, simpatizzanti e cittadini a cui stava a cuore il rinnovamento di questa città indipendentemente dalla tessera”.
Già, Sodano porta a termine il mandato sino al 2015. Che cosa rimane del lavoro compiuto da lei e dalla sua giunta? Quali interventi e c’è qualche cosa che è rimasto incompiuto?
“Furono gli anni dei debiti ereditati, dell’obbligo di risanarli per il Patto di stabilità, dell’obbligo di legge di lasciare un tesoretto attivo. Tempi di spending review. Un periodo per i Comuni assolutamente imparagonabile con quelli attuali. Poi le emergenze del terremoto del 2012. Ciò nonostante, ricordo la tassazione comunale al minimo; il nuovo Piano regolatore della città ancora vigente con le piccole revisioni ora adottate; le iniziative UNESCO; il museo Nuvolari; l’avvio dei lavori al Palazzo del Podestà ora concluso; la Biblioteca Teresiana; la riapertura della Torre dell’orologio; l’area camper e l’acquisizione dell’edificio a Sparafucile; il parcheggio ora chiamato Pradella, il salvataggio della società Valdaro. Insomma inutile fare l’elenco della spesa. Un bel periodo in tempi di vacche magre”.
All’inizio del 2015, in vista del rinnovo del consiglio comunale, lei pensava al secondo mandato. Purtroppo, scoppia un caso giudiziario che la coinvolge in prima persona. Questa inattesa tegola le toglie la volontà di ricandidarsi?
“Veramente mi ero già ricandidato e avevamo appena iniziato la campagna elettorale. Era imminente la presentazione della mia ulteriore lista civica. Poi ci fu il grave “errore” (non saprei definirlo in altro modo) del magistrato che mi lanciò l’inattesa tegola (come la chiama lei) a seguito di indagini di anni prima rivelatisi non fondate tanto da non essere poi nemmeno rinviato a giudizio.
“Non c’entravo con la vicenda malavitosa anche se di “origini calabresi”, come scriveva l’investigatore. Pazienza. Ritenni di ritirare la ricandidatura per rispetto della coalizione e della città”.
Vicenda giudiziaria che ha vissuto per diversi anni con estrema tensione. Al termine delle indagini lei è stato scagionato completamente da ogni presunta colpa.
“Una vergogna che ha modificato la vita democratica della città. Per la “vicenda importante” nemmeno rinviato a giudizio. Per l’altra più assurda questione “per non aver commesso il fatto”. Bisogna porre un freno a queste ingiustizie. Anche i magistrati e gli investigatori devono essere responsabili degli errori. E per me sono errori le inchieste ingiuste. Sulla vicenda sto scrivendo un libro che forse leggeremo in due, io e lei. È d’obbligo ricordare la solidarietà dell’onorevole Mario Mantovani”.
Dal 2015 Nicola Sodano non abbandona la politica. Continua a svolgere la propria attività di architetto e allo stesso tempo assume ruoli di rilievo in Forza Italia. In particolare?
“Ringrazio per tutto ciò gli amici locali e non. Fra questi l’onorevole Baroni che mi volle come suo vicecoordinatore provinciale (oltre alla sua vicinanza per la vicenda processuale) e poi anche come coordinatore della città. Infine, la recente chiamata del coordinatrice regionale, la senatrice Ronzulli, che a nome di Berlusconi mi nominò commissario di Forza Italia in un momento di difficoltà del partito. E qui rimasi sino al luglio del 2023”.
Da commissario di Forza Italia al recente abbandono del partito per entrare nelle fila di Fratelli d’Italia. Insieme ad alcuni amici di fede berlusconiana. Da che cosa è stata dettata questa scelta? Considerato, altresì, che diversi esponenti mantovani sempre di Forza Italia hanno lasciato per finire in altri partiti (senza molta fortuna).
“Non ho bisogno dei partiti per cercar fortuna: la mia fortuna è la mia famiglia, la mia attività professionale, la mia indipendenza e autonomia. Ho lasciato FI ma vi sono rimasto finché il partito era “di e con Berlusconi”.
“Ho un ricordo bello degli anni di impegno azzurro: 28 anni non sono pochi e sono contento degli amici che ho avuto il piacere di incontrare. Insomma, una bella esperienza. Dopo più di un anno di standby, sollecitato da amici che non volevano appendere al chiodo la scarpetta del militante siamo approdati nel partito di Giorgia Meloni. Qui abbiamo ritrovato gli amici che erano negli anni approdati dal PdL o da FI a Fratelli d’Italia.
“Arrivo per ultimo ritrovando tanti amici: da Carlo Maccari che mi candidò a sindaco, all’amico di sempre Mario Mantovani e a tanti altri. Mancavo solo io. Per me oggi Fratelli d’Italia è il partito nato dall’ex PDL (con il quale sono diventato sindaco), un grande partito plurale che raccoglie varie sensibilità rappresentate dagli uomini e dalle donne che oggi vi fano parte”.
Come vede Forza Italia oggi a Mantova?
“Bene e spero sempre meglio. Grazie al lavoro di chi c’è stato nei primi 30 anni faranno sempre meglio nei prossimi 30”.
Centrodestra locale: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Noi Moderati. Dal suo osservatorio, come vede questa coalizione?
“Bene a livello nazionale regionale e provinciale. A livello cittadino un po’ meno: c’è da lavorarci ma le brave persone capaci non mancano”.
Nella primavera del 2026 i mantovani torneranno a votare per il nuovo sindaco. Si sta già lavorando per un centrodestra compatto e presente in città? Al momento c’è chi afferma che il raggruppamento è perdente: ma anche Trump partiva con sondaggi sfavorevoli...
“Sodano del 2010 insegna che partire da perdenti non sempre è un male. Data l’importanza del capoluogo, auspico che l’ampia platea di parlamentari, assessori e consiglieri regionali del centrodestra mantovano ci metta la testa su questa partita di ampia rilevanza. Per la compattezza nel capoluogo l’impegno non è mai abbastanza”.
Soprattutto c’è la ricerca del candidato o della candidata. Questo è un problema davvero fondamentale.
“Magari con una o un candidato giovane. Però occorre competenza, esperienza ed essere una figura stimata trasversalmente. Non servono dilettanti o soloni delle professioni. Essere uno stimato professionista non equivale automaticamente ad essere un buon sindaco. La politica amministrativa è una scienza complessa e a Mantova capoluogo in particolare, se non sei di sinistra, è tutto sempre più difficile dopo 75 anni monodirezionali. Ma ci si impegnerà per ripetere il 2010”.
Se glielo proponessero, lei si candiderebbe ancora?
“Quando presenzio ad eventi politici vengo etichettato simpaticamente come “l’unico sindaco di centrodestra di Mantova dal dopoguerra”. Mi piacerebbe essere presentato “come il primo sindaco di centrodestra”. Auspico che si ripeta il risultato del 2010. Non mi pare che il mio nome sia all’ordine del giorno e non esiste la mia autocandidatura. I ruoli che ho avuto e che ho non sono stati frutto di autocandidatura. Mi è sempre stato chiesto di rendermi disponibile e tra l’altro in momenti difficili (ad esempio candidatura a sindaco o nomina a commissario provinciale di partito)”.
Se la sente, Sodano, di valutare i dieci anni del sindaco Mattia Palazzi che, peraltro, non potrà fare il terzo mandato?
“Il giudizio è ottimo per la solidità della maggioranza, del consiglio e della giunta. Su questo fronte il centrodestra deve prendere esempio. Buono per la maggior parte degli interventi di manutenzione e riqualificazione grazie a due legislature con tanti soldi per i Comuni dai diversi canali.
“Non buono per alcuni sperperi inutili che qui ometto. Male invece per quelle opere strutturali che con i finanziamenti di queste due legislature non sono stati sufficientemente all’attenzione dell’Amministrazione. Ad esempio, i parcheggi, la fruibilità del centro, la tangenziale, la viabilità, il modello futuro di sviluppo della città. A parte il parco Te, la città è la stessa con segnali di declino che la gente avverte in vari campi. È un peccato non aver sfruttato questo decennio positivo per le questioni infrastrutturali”.
Dallo scorso anno lei è presidente di “Agire”, Agenzia per la gestione intelligente delle risorse energetiche. Obiettivi?
“È un impegno che assolvo per conto della Provincia di Mantova. Lo svolgo con spirito di servizio verso il territorio. La mia mission è consolidare la società aprendola ad una serie di servizi e collaborazioni con i Comuni che hanno sensibilità energetiche.
“Ad esempio, con il Comune di Mantova la collaborazione è fattiva e proficua. La società spazia dai controlli per la sicurezza delle caldaie sino ai bandi europei per le attività legate all’idrogeno, senza dimenticare i temi delle Comunità energetiche”.