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20/3/2025

Incanto Rosso affascina Venezia

La maschera, ideata da Francesca Gallusi, ha affascinato il pubblico del carnevale in laguna

Venezia. Incanto Rosso. Mai è stata meglio definita maschera veneziana meglio di quella che Francesca Gallusi ha ispirato e fatto realizzare: il costume da Barbara Odorizzi, il largo cappello da Patrizia Nardo, due stiliste tra le più creative e quindi più corteggiate da chi partecipa al Carnevale di Piazza San Marco.

"A me piace dare un nome ad ogni mio costume - dice Francesca che frequenta il Carnevale di Venezia da una ventina d'anni - e quello di quest'anno l'ho intitolato appunto Incanto Rosso. Ritenevo banale chiamarlo Rosa Rossa, come d'acchito mi veniva suggerito. Scrittori, poeti, compositori, cantautori hanno intitolato le loro opere clonando all'infinito quel sostantivo rafforzato dall'aggettivo per inneggiare all'amore. E' banale, secondo il mio sentire, chiamare Rosa Rossa il simbolo dell'amore, della passione. E' l'incanto ad esprimere e suscitare sentimenti forti, capaci di innescare passioni travolgenti e quindi concretizzarsi come inno all'amore. Perciò: Incanto Rosso".

Scelta con la quale Francesca ha fatto centro. In piazza San Marco, tra l'immensa folla di variegate maschere e miriadi di turisti giunti da ogni angolo del mondo per immergersi nell'eterea atmosfera tra l'assiepata gente, Incanto Rosso ha attratto l'attenzione di fotoreporter e ininterrotti scatti di smartphone.

Ciò a conferma che pur adottando il rosso, colore frequentemente usato per esternare fantasia, emotività e passione, a fare la differenza sono la capacità creativa e la definizione del costume. Francesca è una bella pegognaghese extra muros. Da oltre trent'anni trasferita nel Veneto dove ha trovato lavoro, ma anche modo di esprimere la personale propensione artistica che realizza creando e interpretando maschere ampiamente apprezzate dagli esperti del settore. "Francesca - confida una sua amica - è una che lavora sodo tutto l'anno senza mai risparmiarsi né concedersi pause, onde non rinunciare al Carnevale di Venezia, dove è molto ammirata proprio per i suoi costumi e per l'incedere da nobildonna. Che non è lo statico comparire come maschera, ma lo stimolare un dialogo non parlato, fatto di sguardi, colori e movenze con il pubblico. Il quale ne resta affascinato. Un mondo nel quale la mia amica d'infanzia si realizza appieno".

Botta - risposta

Ed è effettivamente quello che Francesca stessa conferma nell'intervista concessa a La Nuova Cronaca di Mantova.

Da bambina ha partecipato al Carnevale dei Ragazzi di Pegognaga?

"Certo. Mi portava la mamma (Edda Manzini, N.d.R.). Ricordo d'essere salita con entusiasmo sul carro allegorico degli Egiziani. Il Carnevale era organizzato dalle Suore. Noi bambine andavamo a vendere le cartoline, sulle quali chi le comprava esprimeva la preferenza del Carro. Il ricavato lo si usava per coprire le spese organizzative".

I costumi che preferiva indossare? Confezionati da chi?

"Da piccola, Biancaneve. Più grandicella vestivo da Spagnola, da Primavera. Li confezionava la mamma con l'aiuto della vicina di casa Liliana Rossi. Adesso, come allora, mi piace cambiare soggetto".

Quale attrazione le ha acceso il Carnevale di Venezia?

"A 18 anni sono stata travolta dalla passione per il Carnevale veneziano. A farmene innamorare è stato il turbinio di maschere e costumi. Mi sono ripromessa che anch'io mi sarei fatta fare un costume su misura. Ho cominciato prendendo costumi a noleggio. Poi c'è stato un intervallo. Da che ho ripreso sono ormai vent'anni. Partecipo con il medesimo ma più affinato entusiasmo di quando salivo sui Carri allegorici di Pegognaga. Poi i costumi noleggiati non mi soddisfacevano appieno. Con sforzi economici mi sono quindi rivolta a stilisti che interpretassero le mie esigenze e preferenze cominciando con costumi del Sette-Ottocento. Nel 2017 ho indossato il primo costume di fantasia creato in atelier".

Fa parte di qualche gruppo?

"Da dieci anni sono membro della padovana Compagnia degli Anelli, no profit. Organizziamo eventi in molte ville palladiane a scopo di beneficienza a favore di enti come Città della Speranza (Padova). Ma anche shooting fotografici o passeggiate".

Quali emozioni prova oggi da donna matura dietro la maschera? Ritorna bambina o trova rivincita su qualcosa che la vita non le ha dato?

"Unicamente passione. Che diventa emozione travolgente dall'inizio alla fine".

Pubblicato su La nuova Cronaca di Mantova il  
March 14, 2025
Riccardo Lonardi