Ritrovo a 25 anni dalla morte di Craxi. Il ricordo di quando Mantova era la patria del Socialismo...
Socialisti ieri e oggi. Al centro Mantova, i suoi protagonisti, Bettino Craxi. Così la Federazione provinciale del PSI ha ricordato - nella sala conferenze di Palace Ca’ degli Uberti - in occasione del venticinquesimo anniversario della scomparsa, Bettino Craxi segretario nazionale del partito per oltre tre lustri e presidente del consiglio dei ministri. Nessun intento reducistico o nostalgico tantomeno l’arrogante vanagloria di sentirsi eredi di una storia che per livello organizzativo, consenso elettorale, qualità dei dirigenti non merita paragoni. Molto più semplicemente la volontà della piccola ma battagliera attuale comunità socialista mantovana di riconnettersi con le proprie radici: con la convinzione che le vicende novecentesche hanno dimostrato che politicamente Filippo Turati aveva ragione; che Pietro Nenni aveva ragione, che Bettino Craxi aveva ragione. Punto! A queste considerazioni di carattere generale è poi da aggiungere lo stretto legame che Craxi ebbe con Mantova fin dal 4 giugno 1970 quando da giovane vice segretario del partito concluse la campagna elettorale per la regione Lombardia (appena istituita con il decisivo contributo socialista) con un comizio in piazza 80° Fanteria annunciato con un trafiletto sull’ultima pagina di Terra nostra. E ai dirigenti che si scusavano per aver scelto una location non particolarmente prestigiosa Craxi rispose di non preoccuparsi perché sarebbe sicuramente tornato da lì a pochi anni e avrebbe riempito le piazze più grandi e suggestive della città.
Ovviamente così avvenne varie volte per esempio nel 1979, nel 1983, nel 1987, talvolta con star della musica come Gino Paoli a introdurre il comizio sempre con piazza Erbe gremita da oltre 6000 persone e, poi, le tante presenze al Festival dell’Avanti in Valletta Belfiore. Molto stretti furono anche i rapporti con i sindaci socialisti del capoluogo di quegli anni: Gianni Usvardi e Vladimiro Bertazzoni. Gianni stesso ha raccontato di aver avuto una frequentazione costante e confidenziale ma non subalterna con Craxi tanto che per anni hanno cenato insieme a Roma (con Bettino che perennemente a dieta gli prendeva il mangiare dal piatto) una volta settimana.
Mentre Vladimiro che parlava il russo spesso gli faceva da interprete quando incontrava esponenti dell’Est non fidandosi Craxi dei traduttori ufficiali. Sarà proprio il segretario nazionale a dirimere la contesa del 1985per la poltrona di sindaco fra Usvardi e Bertazzoni inviando il 13 settembre un telegramma a firma congiunta con Claudio Martelli in cui con tono perentorio si invitavano i consiglieri comunali del PSI a votare per Vladimiro che così dopo pochi giorni divenne primo cittadino.
Sulla base di queste premesse il PSI virgiliano ha invitato a ragionare della figura, dell’operato e del pensiero di Bettino Craxi il figlio Bobo, l’onorevole Bruno Tabacci, presidente del Centro Democratico, e Michele Orezzi, neo segretario generale della CGIL di Mantova. Si è così articolato un dibattito ricco di spunti di riflessione difronte a una platea numerosa e attenta, composta da iscritti e simpatizzanti del PSI ma anche da molti protagonisti della vita politica locale di ieri e di oggi come, tra gli altri, il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, il consigliere regionale del PD Marco Carra, l’assessore all’ambiente e alla pianificazione territoriale del Comune capoluogo Andrea Murari, l’avvocato Sergio Genovesi, ultimo, dal 1990 al1993, sindaco socialista di Mantova, il segretario emerito della CGIL provinciale Massimo Marchini (oggi è vice sindaco di Quistello incarico che ricoprì all’alba dell’attività Bruno Tabacci)…
In particolare Bobo Craxi ha sottolineato il legame del padre con la nostra terra che considerava patria del socialismo che è una prima di tutto “una fede e una speranza”, aggiungendo che la sorte di Bettino è una ferita ancora lacerante e che Tangentopoli è stata una resa dei conti interna al mondo economico e politico.
Tabacci ripercorrendo la sua carriera ha ricordato il primo centrosinistra a Milano voluto dal suo mentore Giovanni Marcora e da Craxi; le difficoltà dei rapporti con il PSI in Regione Lombardia e a Roma durante la segreteria di Ciriaco De Mita evidenziando nel contempo come nella Prima Repubblica vi fossero profondi valori condivisi da partiti pur acerrimi rivali nelle urne.
Tabacci ha, inoltre, chiosato specificando di non considerarsi per niente oggi un maestro per mancanza di allievi degni di essere considerati tali.
Molto interessante il punto di vista di Michele Orezzi che da quarantenne che ha conosciuto Craxi solo sui libri, peraltro non di scuola dove il secondo dopoguerra praticamente non si studia, ha espresso il rimpianto per una politica in grado di decidere e di assegnare (vedi Sigonella) all’Italia un ruolo primario. Del resto, Michele, in occasione delle Primarie (vinte alla fine da Pierluigi Bersani) per scegliere il candidato premier del centrosinistra nel 2013 fondando i “marxisti per Tabacci”, con leggerezza e ironia ma con chiaro significato, aveva dimostrato apprezzamento per il passato più che l’avanzante nuovo incarnato in quel caso da Matteo Renzi.
Fil rouge di tutti gli interventi è stato riconoscere che sempre la musa ispiratrice dell’azione di Craxi è stata la centralità della politica che dai fatti del ’92 si è persa determinando l’affermarsi sia di un populismo moralista insopportabile che del becero nazionalismo odierno.
E quando la politica abdica al suo ruolo è naturale e inevitabile che altri poteri, dalla Magistratura alla Finanza addirittura in contesti drammatici la criminalità, colmino questo vuoto. Convitata di pietra del dibattito è stata, infine, la questione di come ancora a sinistra non si riesca a leggere quanto fatto da Craxi con gli occhi imparziali della storia; l’assordante silenzio sul tema, pur in questi giorni pregni di celebrazioni istituzionali e mediatiche, dei dirigenti nazionali del PD (e in questo senso la partecipazione del sindaco Palazzi al convegno è da rimarcare) dimostrano come vi sia ancora molta strada da percorrere per chiudere con il retaggio di Tangentopoli passaggio, però, fondamentale per riportare i riformisti a dettare l’agenda del Paese.
Per proseguire a interpretare il presente analizzando il passato il PSI ha invitato Claudio Signorile (vice segretario proprio di Craxi e varie volte ministro) a illustrare il suo libro sul caso Moro recentemente pubblicato da Baldini+Castoldi. L’incontro si tiene venerdì14 febbraio al “Libraccio” (via Verdi, Mantova) ed è una opportunità più unica che rara per apprendere dalla viva voce di uno dei massini protagonisti i retroscena e le implicazioni di una tragedia umana e politica che ha cambiato per sempre la storia d’Italia.
Inoltre la Federazione provinciale socialista ha organizzato, a Borgo Virgilio giovedì 20 febbraio alle 18, grazie al lavoro del consigliere Enrico Grazioli, un dibattito sulle infrastrutture come motore disviluppo che vedrà confrontarsi allo stesso tavolo Francesco Aporti, Alessandro Beduschi, Marco Carra, Andrea Murari per capire se esistano i presupposti per costruire, indipendentemente da maggioranza e opposizione, una rete strategica e sinergica fra Regione Lombardia, Provincia e Comune di Mantova.
Michele Chiodarelli