Riflessione sulla cultura cittadina. Con interviste a tre protagonisti degli enti museali locali
Il 2025 è un anno importante per Mantova. Oltre al Giubileo, che verrà celebrato dalla Concattedrale di Sant’Andrea, ricorre anche il cinquecentesimo anniversario della costruzione di Palazzo Te. Da quando è stata Capitale della Cultura italiana (nel 2016), la città sembra aver avuto un’esplosione di iniziative nel campo della storia, dell’arte e della letteratura. Soltanto nell’ultimo anno sono stati inaugurati due nuovi musei, i quasi omonimi Parco Museo Virgilio (nell’antico Forte di Pietole) e Museo Virgilio (nel Palazzo del Podestà). Un ulteriore stimolo per i mantovani e per i turisti, per i quali le mete preferite restano comunque Palazzo Te e Ducale.
Pare, dunque, esserci un contrasto tra la vitalità dei musei e la moria delle attività commerciali. Aprono luoghi culturali, chiudono negozi storici. Paradossi di Mantova. Il rischio è che la “Bella addormentata” si specchi troppo nella propria bellezza, dimenticando il presente e il futuro.
Scenari che raccontano di una città che viaggia a due velocità diverse, senza comunque perdere il suo immenso fascino medievale e rinascimentale, unico in Italia. Per avere un quadro più completo della situazione, ci siamo rivolti a tre noti esponenti della cultura mantovana.
Italo Scaietta, presidente della Fondazione Virgilio, fondatore e presidente dell’Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani, Conservatore di Palazzo d’Arco e, tra le altre cose, fondatore del Parco Museo Virgilio (inaugurato nel 2024).Come sono stati i numeri dell’affluenza in questo primo anno?
“Abbiamo aperto il Parco Museo Virgilio in maniera sperimentale, cercando di capire le problematiche di un sito difficile da raggiungere e suburbano. Detto ciò, i numeri sono positivi: circa 3000 persone hanno visitato il parco, alle quali si aggiungono gli studenti, per un totale di oltre 6000 unità. Le stagioni con più affluenza sono state la primavera e l’autunno, mentre l’afa estiva ha fatto registrare un calo nelle presenze. Ingenerale, i visitatori sono rimasti soddisfatti e hanno molto apprezzato l’impianto multimediale e la realtà aumentata, che rendono il museo trasversale come target di età. Inoltre, ha riscosso successo il parco circostante, dominato da una natura affascinante in quanto incontaminata”.
Lo scorso dicembre è stato inaugurato anche il “Museo Virgilio” nel Palazzo del Podestà. In che modo vi relazionate con i colleghi del centro storico?
“Abbiamo siglato un accordo per la bigliettazione, che prevede anche uno sconto valido per parecchi mesi. Tra i due enti c’è una comunicazione congiunta. Nessuna rivalità, anche perché i musei sorgono in due zone molto diverse della città”.
Che obiettivi vi ponete come Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani?
“Stiamo compiendo dei passi importanti per valorizzare le Pescherie di Giulio Romano, attraverso il restauro della facciata interna, del tetto e della sala al piano superiore. Inoltre, prosegue il cantiere nella chiesa di San Cristoforo, con il restauro dell’aula del presbiterio. Il programma per il nuovo anno prevede anche la “Festa di piazze”: la prossima estate, quattro piazze (generalmente poco frequentate) della città diventeranno luoghi di incontro e di cultura. Poi, per l’autunno è previsto il ritorno delle “Vie dei Tesori”, alla scoperta dei gioielli artistici di Mantova”.
Per Palazzo d’Arco, invece, quali sono le iniziative in programma?
“Il 2025 è l’anno dedicato ai fiori, da far vivere nel giardino dell’edificio settecentesco. In più, le sale interne verranno dotate di un nuovo impianto di illuminazione, mantenendo gli antichi lampadari. È un periodo importante per Palazzo d’Arco, che ha chiuso il 2024 con il dato brillante di 20 mila visitatori”.
La sua opinione sulla cultura locale. Mantova è davvero ferma al passato, o vive anche nel presente?
“Le posso portare la mia testimonianza da esterno, ricoprendo (dal 2015) il ruolo di presidente italiano delle Associazioni degli Amici dei Musei. Ecco quello che penso: per le dimensioni della città, Mantova ha un’offerta culturale straordinaria. In particolare, la realtà associativa mantovana ha un livello ineguagliabile. Considerato che parliamo di un centro urbano di 50 mila abitanti, non vedo altre città di simili dimensioni con una vivacità pari a quella di Mantova. Anzi, ci sono città anche più grandi che invidiano la nostra ricchezza culturale”.
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Don Stefano Savoia, rettore della Concattedrale di Sant’Andrea e direttore del Museo Diocesano “Francesco Gonzaga”. Partiamo dall’anno giubilare: quali sono le iniziative promosse da Sant’Andrea per celebrarlo?
“La novità principale consiste nell’apertura dei Sacri Vasi per tutto l’anno. I visitatori, infatti, potranno scendere nella cripta e ammirare il Preziosissimo Sangue di Cristo. Poi ci saranno altre attività giubilari, tra cui i pellegrinaggi e i momenti di preghiera in basilica, ricordando che Sant’Andrea è l’unica chiesa giubilare della Diocesi di Mantova. Un’altra novità è la possibilità di accedere alla cupola e di contemplare una vista inedita sulla città”.
Quali sono le sfide e gli obiettivi da portare avanti per valorizzare il patrimonio artistico di Sant’Andrea?
“Premesso che la basilica è già nota a livello universale, noi cerchiamo di recuperare la dimensione devozionale nei confronti del Preziosissimo Sangue. Non tutti, infatti, sanno che la cripta custodisce questa reliquia. E pensare che la chiesa è sorta proprio per custodire i Sacri Vasi.
L’altro obiettivo che stiamo perseguendo è l’allargamento delle iniziative culturali a Santa Barbara, Duomo e Museo Diocesano. In questo modo, vorremmo proporre un terzo polo (oltre a Ducale e Te) caratterizzato da un suggestivo itinerario religioso”.
Dal 2023 è direttore del Museo Diocesano, inaugurato nel 1983 da Don Roberto Brunelli. Proprio Monsignor Brunelli, in un’intervista di qualche anno fa su questo giornale, lamentava il ruolo di secondo piano del Diocesano rispetto ad altri musei mantovani. Lo scenario è cambiato da allora?
“Non molto. Abbiamo ancora una certa difficoltà a promuoverlo. Del resto, nell’immaginario collettivo, il turista non visita il Diocesano né Palazzo d’Arco, perché li ritiene musei minori. Noi stiamo lavorando per coinvolgerlo a livello pastorale e per far sapere che al suo interno sono custoditi gli unici oggetti dei Gonzaga rimasti a Mantova. Perciò, il museo intitolato al venerabile Francesco Gonzaga è una realtà tutt’altro che trascurabile.
Per valorizzarlo, stiamo provando anche a collegare la visita al Diocesano con il tour guidato nelle chiese di Santa Barbara e del Duomo”.
Domanda di rito: che opinione ha della cultura mantovana?
“La città offre possibilità culturali importanti e diversificate. Certo, ci sono iniziative di livello differente: dalle mostre popolari ad eventi di nicchia. Dunque, sulla quantità nulla da dire; sulla qualità non tutto è a livelli di eccellenza, ma ci può stare. È giusto che ci sia posto per tutti. Ad ogni modo, il livello culturale è elevato e, a mio parere, non abbiamo nulla da invidiare alle città limitrofe”.
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Veronica Ghizzi, dal 2020 direttore dei Musei Civici del Comune di Mantova (che comprendono Palazzo Te, Palazzo della Ragione e San Sebastiano). Da qualche mese, è anche nel comitato scientifico del Museo Virgilio: qual è l’obiettivo di questo nuovo sito?
“Creare un luogo per la valorizzazione del poeta, cercando una modalità espositiva efficace. Era necessario aprire un museo contemporaneo, con finalità didattiche e un linguaggio fresco. Il Museo Virgilio cerca un dialogo tra passato e presente, mettendo a confronto gli affreschi medievali con le installazioni digitali che arricchiscono tutte le stanze”.
In che rapporti siete con il quasi omonimo Parco Museo Virgilio?
“Abbiamo un rapporto di collaborazione, che prevede una scontistica reciproca e un impegno comune nel valorizzare i percorsi ciclopedonali che collegano i due siti. Tra l’altro, stiamo lavorando anche ad un servizio via acqua”.
Quali sono le strategie possibili per coniugare il patrimonio artistico di secoli fa con il presente ipertecnologico?
“Innanzitutto è fondamentale non vedere un contrasto tra passato e tecnologia: gli strumenti di oggi devono servire ad abbattere le barriere. Per fare un esempio, il Museo Maca (Mantova Collezioni Antiche, nel palazzo di San Sebastiano) presenta diverse parti di audiodescrizione, per facilitare la comprensione a tutti. Il multimediale è ormai uno strumento imprescindibile e serve renderlo accessibile a tutti. Soltanto in questo modo i musei potranno continuare ad essere frequentati da visitatori di ogni età”.
Secondo Lei, tra gli enti culturali di Mantova c’è una vera collaborazione? Oppure prevalgono la competizione e il campanilismo?
“Negli ultimi anni la collaborazione tra i siti è molto migliorata. Le porto come esempio la collaborazione che i musei civici hanno attivato con Palazzo Ducale: oggi c’è un accordo reciproco, ma prima del2021 (anno in cui è iniziata la sinergia) c’era competizione. Oggi, comunque, noto una collaborazione concreta tra le istituzioni, come dimostra la programmazione culturale dei musei, che ha incluso anche le associazioni culturali, da Trame Sonore a Nabuzardan. Oppure è sufficiente pensare alle collezioni del Maca, che derivano da uno scambio di opere tra diversi musei della città”.