Carlo Acutis verrà presto canonizzato. Mantova lo ha celebrato con una mostra fotografica, nel chiostro della chiesa del Gradaro
"Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie". Queste parole non sono state pronunciate da intellettuali attempati o da predicatori passatisti, bensì da un ragazzo dei giorni nostri. Carlo Acutis, nato a Londra nel 1991, ha avuto un'esistenza breve, spezzata da una leucemia fulminante che lo ha portato via all'età di quindici anni, nel fiore della vita. Il suo ricordo, però, continua a vivere, grazie agli insegnamenti che questo adolescente ha lasciato. La Chiesa lo ha beatificato nel 2020 e, il prossimo aprile, lo proclamerà Santo.
Cosa aveva di speciale Carlo? Era un ragazzo sereno, scherzoso e solare. Amava giocare a pallone con gli amici, era appassionato di informatica. All'alba degli anni Duemila (che oggi paiono secoli fa, sul piano dello sviluppo tecnologico), Acutis era già consapevole delle opportunità e dei limiti della rete e trascorreva ore a montare video e realizzare giornalini e siti web. Era convinto che internet dovesse diventare veicolo di evangelizzazione. Già, perché la vera ragione di vita per Carlo era l'amore verso Dio e verso il prossimo. Un sentimento incondizionato e genuino, che maturò in lui sin da bambino. "L'Eucaristia è la mia autostrada per il cielo", ripeteva nei suoi frequenti dialoghi con i genitori e con gli amici.
Dopo la sua morte, la famiglia ne ha portato avanti la memoria, ricevendo grande affetto da parte della comunità. Oggi la figura di Carlo Acutis è nota in tutta Italia, anche grazie a diverse iniziative in giro per la penisola. Una di queste è passata anche per la provincia di Mantova e prende il nome di "Itinerario di Arte e di Fede". Il progetto, pensato e coordinato da Silvana Cerini, è stato approvato dalla Pastorale Giovanile della Diocesi di Mantova e ha coinvolto quattro tappe mantovane (Montanara, Guidizzolo, Castiglione delle Stiviere e, da ultimo, il capoluogo). L'iniziativa consiste in una mostra fotografica dedicata alla biografia di Acutis e ai suoi messaggi di fede. Un'esposizione semplice, una ventina di pannelli cartonati corredati di immagini che ritraggono il viso d'angelo del futuro Santo.
La mostra è partita da Roma e, dopo la permanenza nel territorio virgiliano (conclusasi lo scorso 18 gennaio), ha raggiunto il Ravennate, per poi spostarsi a Milano. "Portare la storia di Carlo Acutis nella nostra provincia - spiega Silvana Cerini - ha un doppio significato: da un lato, serve a omaggiare un ragazzo che può essere d'esempio per molti suoi coetanei; dall'altro, è l'occasione per legare la figura di Carlo a quella di un altro giovane che dedicò la vita alla fede, San Luigi Gonzaga (Castiglione, 1568 - Roma, 1591)". In effetti, le affinità tra i due non mancano: "Luigi si recò a Mantova, nel palazzo di San Sebastiano, per firmare la rinuncia al marchesato e poter così diventare Gesuita. Secoli dopo, Carlo ha frequentato il Liceo Classico in un istituto gesuita. Inoltre, entrambi si sono spesi nella cura degli ultimi, Lugi con i malati di peste, Carlo con i più poveri. Li lega, purtroppo, anche la morte precoce, che allo stesso tempo ne ha eternato la memoria. Se poi pensiamo che Papa Francesco proviene dall'Ordine dei Gesuiti, allora i collegamenti diventano davvero tanti".
Mantova ha accolto la mostra su Acutis nel chiostro della chiesa del Gradaro, una delle più antiche e affascinanti della città. Il chiostro, con i suoi quattro corridoi coperti, funge da scenario ideale per un "cammino di fede" simbolico, attraverso i pannelli espositivi. Leggendo i testi, si ripercorre la vita di un adolescente del terzo millennio, contento di stare al mondo e di seguire la parola di Dio. Emozionano alcune sue frasi: "I titoli nobiliari e i soldi sono solo carta straccia; quello che conta nella vita è la nobiltà d'animo". Elogio della semplicità, della genuinità e della ricchezza interiore. Non è un caso, allora, che il suo santo prediletto fosse Francesco d'Assisi.
Il patrono d'Italia iniziò il suo percorso spirituale con un gesto eclatante: togliendosi le vesti davanti al padre, in segno di rinuncia a tutte le ricchezze materiali. Questo episodio avvenne nella Chiesa di Santa Maria Maggiore (ad Assisi), dove oggi sorge il Santuario della Spoliazione. Qui, dal 2019, riposa il corpo di Carlo, come da sue volontà.
In un'epoca di smarrimento e di difficili orizzonti, la luce emanata dal giovane Acutis può essere un faro per molti suoi coetanei. Infatti, la sua è una storia vicina a noi e dimostra quanto ancora oggi la religione possa guidare le persone. Certo, c'è bisogno di un rinnovamento. Non si può pensare di indottrinare i ragazzi con discorsi antiquati e superati. Ben vengano, allora, figure come quella di Carlo, che ha saputo coniugare la fede alla passione per l'informatica.
"Non io ma Dio", la frase più celebre di Acutis. Non l'egoismo, ma l'altruismo. Non la vanità narcisistica che ci sta contagiando, ma la solidarietà che dobbiamo ritrovare.
Francesco Raffanini