Palazzo Te e Palazzo Ducale ritrovano un protagonista del ’600
Nella Villa di Giulio Romano la selezione di importanti opere in funzione del dialogo con i miti conosciuti grazie ai Gonzaga Pittura europea che il Maestro fiammingo ha saputo illuminare
Obiettivo: stupire. Non può essere altrimenti. Perché Rubens è Rubens. Riportarlo a maggiore e migliore conoscenza è una calamita. Per pubblico e studiosi, al fine di approfondire un protagonista del Seicento a Mantova. Amato, anzi adorato dal duca Vincenzo I tanto da fargli da patron per ben 8 anni. Mantova ricorda il Maestro fiammingo soprattutto per la grande tela conservata a Palazzo Ducale. Ed è qui che si celebra uno degli atti della mostra che si apre su tre distInte sedi: “Pittura, trasformazione e libertà. Oltre che nella Reggia, in particolare l’arte di Pieter Paul troverà illuminanti sviluppi nelle sale di Palazzo Te. Mentre una sezione verrà proposta alla Galleria Borghese di Roma.
Quindi, Fondazione Palazzo Te, Palazzo Ducale di Mantova e Galleria Borghese insieme per celebrare “La nascita di una pittura europea”. Tre mesi per ammirare tele che arrivano dai più importanti musei, con allestimenti speciali, in particolare, nella villa di Giulio Romano.
“Il colto umanista universale
Pieter Paul Rubens, educato
nelle lettere nei territori liberi
di quella che fu la Lotaringia,
con la testa in fermento per le letture
greche e latine apprese in patria,
arriva nella città ducale dei Gonzaga
nella calda e umida estate
dell’agosto del 1600”
Raffaella Morselli
“Il palazzo e le sue collezioni dovettero
sprofondare il fiammingo
in una vertigine: Mantegna,
Giulio Romano, Correggio,
Tiziano, la scultura antica
delle collezioni isabelliane,
i cammei, gli artificialia,
i tanti naturalia. Architetture,
affreschi, quadri, statue,
oggetti gli vennero
incontro come degli amici
che improvvisamente
si materializzavano ai suoi occhi”.
- Rubens a Palazzo Te. Pittura,
trasformazione e libertà
a Palazzo Te
7 ottobre 2023 – 7 gennaio 2024 - Rubens. La Pala della Santissima
Trinità a Palazzo Ducale
di Mantova
7 ottobre 2023 – 7 gennaio 2024 - Il tocco di Pigmalione. Rubens
e la scultura a Roma
alla Galleria Borghese
14 novembre 2023 – 18 febbraio 2024
Tre eventi espositivi dedicati all’artista fiammingo amato dalle Corti europee. Occasione per un confronto culturale proprio attraverso le opere di uno dei massimi esponenti della pittura barocca. Rassegne che non mancheranno di stupire ancora, come avvenne più di quattro secoli fa.
Così dal 7 ottobre 2023 al 18 febbraio 2024 omaggio a Rubens, il pittore che profondamente trasse ispirazione dalla cultura classica, lasciando un segno indelebile nelle Corti italiane ed europee. “Rubens! La nascita di una pittura europea” è infatti l’iniziativa che raccoglie i tre eventi espositivi organizzati dalle tre istituzioni per celebrare il maestro di origini fiamminghe.
L’esposizione a Palazzo Te a cura di Raffaella Morselli, ha l’obiettivo di creare una rispondenza tra opere e motivi decorativi e iconografici del Palazzo: un percorso paradigmatico che dimostra quanto le suggestioni rinascimentali elaborate da Rubens negli anni mantovani e italiani siano continuate, evolvendosi, nella pittura della sua maturità, fino a trasmettersi nell’eredità intellettuale e artistica lasciata ai suoi allievi. Le opere della mostra sono state scelte, dunque, in funzione del dialogo che riallacciano con i miti e dell’interpretazione che ne fece Giulio Romano nelle varie sale, fattori che contribuirono a generare nel pittore di Anversa una sintonia mai interrotta con il Rinascimento e il Mito.
Pittura, trasformazione e libertà, una mostra di ricerca che si concentra in particolare sul rapporto tra il pittore fiammingo e la cultura mitologica che incontra in Italia.
Come riesce Rubens a costruirsi un proprio glossario, un vocabolario di rinascimenti e manierismi italiani, partendo dalle Fiandre? Che lemmi inserisce nel proprio dizionario di immagini e di testi? E soprattutto chi e che cosa guarda per permettergli di elaborare una nuova lingua figurativa che non è né fiamminga, né italiana, ma potentemente fiammingaliana o italianinga?
L’immaginifica popolazione di divinità e di testi antichi inventati e citati da Giulio Romano a Palazzo Te furono la palestra ideale per il colto Rubens. L’intellettuale rinascimentale, che si era alimentato nelle Fiandre, durante gli anni della sua formazione culturale, di questo materiale latino e greco in testi e immagini trovava qui il luogo perfetto per immergersi nei sogni antichi.
La mostra, articolata in dodici sezioni che seguono il percorso di visita di Palazzo Te, ha l’obiettivo di creare una rispondenza tra le opere mobili e i motivi decorativi e iconografici del Palazzo; si tratta di un percorso paradigmatico che dimostra quanto le suggestioni rinascimentali elaborate da Rubens durante gli anni mantovani e italiani siano proseguite ed evolute sulla sua pittura della maturità, fino all’eredità intellettuale e artistica lasciata agli allievi.
Le opere selezionate per questa mostra, dunque, sono state scelte in funzione del dialogo che riallacciano con i miti e con l’interpretazione che ne diede Giulio Romano nelle varie stanze, inducendo nel pittore di Anversa una sintonia mai interrotta con il Rinascimento e la favola mitologica. A Palazzo Te si consumò la conversione di Rubens da fiammingo ad italiano, e il suo mondo si tramutò in quello di un linguaggio universale con cui parlò a tutte le Corti d’Europa.