Marco Simonazzi. Dal 1997 al 2005 protagonista con i Comitati Civici
Il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, lancia un appello. Quasi una invocazione: “La città è in crisi, serve un’alleanza”. Chiama a raccolta categorie, associazioni, mondo della sanità, fondazioni, sindacati. Ci sono già alcune adesioni che si tratterà di capire quando e in che modo si svilupperanno. Alleanze economica, sociale, istituzionale con l’intento, da parte sempre del sindaco, di non lasciare indietro chi vive in difficoltà.
E i cittadini? I partiti? Anni fa c’erano i Comitati di quartiere, poi i Comitati Civici. Movimenti che hanno fatto politica e hanno avuto anche rappresentanti nelle Amministrazioni comunali che si sono succeduti
L’esempio più concreto, anche se non molto recente, è stato quello dell’avvocato Marco Simonazzi (eletto con un sondaggio popolare “Mantovano dell’anno” nel 1998), già direttore dell’Agenzia delle Entrate di Mantova e Cremona, nonché protagonista, come atleta, di quasi 400 maratone in tutto il mondo.
Avvocato Simonazzi, lei è laureato in Giurisprudenza e nell’anno accademico 2021-2022 ha anche ottenuto la laurea in Scienze politiche e delle relazioni internazionali all’Università di Parma. In entrambi i casi con la votazione 110 e lode. Senza dubbio è a conoscenza dell’appello lanciato da Palazzi. Che cosa ne pensa?
“Prendo atto di quanto afferma Palazzi e mi permetto di fare una considerazione molto precisa. Il sindaco deve cercare la collaborazione con i soggetti che lo hanno legittimato, ovvero i cittadini. Non deve guardare alle associazioni, alle fondazioni, ai consorzi e via dicendo da cui non ha avuto alcuna firma di legittimazione”.
Il sindaco di Mantova invoca aiuti
Accorato appello di un sindaco che, pur forte del potere politico e amministrativo, rileva una realtà difficile e complicata. Mattia Palazzi, primo cittadino di Mantova da 8 anni, esce allo scoperto. Tende la mano a chi può fare in favore di chi ha meno: “Post-pandemia, carovita, mutui, povertà crescente. Serve un nuovo patto sociale. Nostro dovere capire chi ha bisogno e che dobbiamo aiutare”. Appello non andato a vuoto. Perché subito arrivano risposte da enti, associazioni, imprenditori. Questione di soldi, di lavoro, di servizi. Il sindaco va oltre la propria mission di restaurazione ad ampio raggio della città tra giardini, marciapiedi, sottopassi, cultura, show… Prende atto di momenti difficili per vasta fetta della popolazione. I partiti e la politica in genere spesso sono assenti o distratti. Il capo di via Roma lo ribadisce chiamando direttamente in causa lo Stato e la Regione che considera “poco attenti alle condizioni economiche e sociali, lasciando soli i Comuni”.
Già, i cittadini che spesso vengono a conoscenza di progetti, interventi, iniziative “a scodelle lavate”, come si dice.
“Il problema sta proprio qui. Se Mantova vuole svilupparsi deve riportare il cittadino al centro. Lo stesso cittadino deve avere il diritto di entrare anche all’interno dell’Amministrazione comunale. Nel ruolo di protagonista e interlocutore. In che modo? Ripercorrendo quello che ho fatto io nel 1997 allorché si sono costituiti i Comitati Civici che tre anni dopo portò alla presentazione di una lista alle elezioni del 2000, dandomi la possibilità di sedere in consiglio in via Roma”.
La sua tesi “La forza della partecipazione dei cittadini” fa proprio riferimento a quanto lei ha compiuto tra il 1997 e il 2005. Il suo Comitato era partito da viale Risorgimento. Come e perché?
“La zona attorno a viale Risorgimento si trovava in pessime condizioni. Tra l’altro, grandi buche insidiose per passanti e auto che si trasformavano in pozzanghere quando pioveva. La cosa era stata segnalata all’assessore ai Lavori pubblici, Luciano Battù, che aveva promesso di provvedere. Niente. Allora nel luglio del 1997 ho scritto una lettera di protesta controfirmata da 114 residenti. Un atto di forza e dovuto nei confronti dell’Amministrazione, con la richiesta di un’assemblea pubblica al sindaco Gianfranco Burchiellaro. Quest’ultimo ci ha snobbato. A quel punto abbiamo deciso di fondare il primo Comitato Civico”.
Comitato che sottende un principio ben chiaro: quello della partecipazione.
“Proprio così. Passare dalla lamentazione alla partecipazione. Nel senso di offrire la facoltà ai cittadini di affrontare interventi di prossimità e di ordinaria necessità. Saranno pure di poco conto, ma importanti: come tagliare l’erba nelle aree verdi, tenere puliti marciapiedi e strade, sostituire lampadine, curare e gestire i campetti sportivi, raccogliere cartacce o piccoli rifiuti per il decoro del luogo ed essere d’aiuto a chi ha bisogno. Una forma speciale di volontariato per il quartiere, il rione, le zone in cui si risiede. Il Comune deve assolvere a uno dei compiti essenziali: quello di essere vicino alla gente. Ai cittadini che desiderano essere utili, mi riferisco in particolare a pensionati e giovani, uomini e donne, vanno garantiti gli strumenti per poter provvedere a quelle esigenze quotidiane.
“Il sistema migliore per sentirsi considerati. Ecco perché, lo ripeto, il sindaco Palazzi deve indirizzare il suo appello ai cittadini”.
Secondo lei questi “incarichi” di quartiere potrebbero tornare utili anche alle casse pubbliche?
“Senza alcun dubbio. Sul fronte economico si può parlare di un risparmio. Non sarà consistente, pur sempre un risparmio per le casse comunali. Inoltre, c’è un aspetto etico: gli anziani, per esempio, si sentirebbero gratificati assolvendo a un compito sociale”.
Stando a quello che afferma, ciò avrebbe risvolti positivi per tutti.
“Cittadino non più persona passiva e lamentosa bensì operatore attivo. La formula che ho lanciato nel 1997 poco per volta era cresciuta, tanto che quasi tutti i quartieri avevano le proprie rappresentanze. Al punto da costituire un Comitato di coordinamento in grado di dialogare con gli amministratori. Non c’era alcuna intenzione di diventare un partito, bensì una forza politica nel senso di adesione alla cosa pubblica. Spinta che si concretizzò con la Lista del 2000”.
Qual era stato il risultato delle elezioni?
“La nostra Lista civica “Comitati dei Cittadini” è stata il risultato del moltiplicarsi dei raggruppamenti dei cittadini che hanno scelto me quale candidato sindaco. In corsa un gruppo di persone totalmente al di fuori dei partiti.
“Abbiamo preso 1200 voti pari a quasi il 4 per cento dei suffragi. Successo totale. Eravamo l’ago della bilancia. Al ballottaggio tra Gianfranco Burchiellaro del centrosinistra e Guido Benedini del centrodestra ho lasciato libertà di voto evitando di schierarci per l’uno e per l’altro”.
Simonazzi entra in consiglio comunale. Come è stata quella esperienza?
“Utile. Per comprendere i meccanismi della macchina comunale e per dare voce a buona parte dei cittadini. Quale consigliere comunale mi sono battuto su tematiche che ancora oggi rimangono irrisolte, quale la tangenziale Ovest più che mai indispensabile. Avevo rivolto anche l’attenzione sulla costruzione di un ponte stradale a Porto Catena. Nulla da fare. Oggi ci troviamo un ponticello, realizzato dalla giunta Palazzi, che non ha alcun senso.
“Restano agli atti relativi alle nostre sollecitazioni e idee.
Purtroppo avevo a che fare con un sindaco, Burchiellaro, estremamente disinteressato a noi. Rapporto totalmente conflittuale. Non accettava alcuna collaborazione”.
Mantova, grazie ai Comitati Civici, in quegli anni diventa un laboratorio.
“Sì. La nostra esperienza viene esportata in altre città tra cui Padova, Vicenza, Verona, Brescia, Bergamo, Genova. Incontri e confronti con cittadini di quelle comunità che hanno poi condotto a sempre più dirette partecipazioni alle gestioni locali.
“Posso sottolineare di avere anticipato i programmi del Movimento 5Stelle, fondato nel 2009 e che ha trionfato nel 2013 e nel 2018. In alcuni articoli del suo Statuto si ritrovano concetti dei nostri Comitati.
“Non dico che Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio abbiano copiato noi: tuttavia non è un caso che alcuni emissari del M5S mi abbiano allora offerto un posto alla Camera o al Senato per le elezioni del 2013. Avevo 58 anni e non ho accettato la candidatura perché dovevo seguire la mia impegnativa attività quale direttore dell’Ufficio delle Entrate a Cremona. Comunque motivo di orgoglio, non tanto per me, quanto per l’idea e gli ideali dei Comitati Civici”.
Gli anni in via Roma, poi nel 2005 i Comitati cominciano a spegnersi…
“Dal 1997 al 2005 sono stati compiuti passi da gigante. C’è stato un momento in cui non potevo essere sempre io, unitamente a Isa Zanella del Comitato Pradella, a farmi carico di operatività che richiedono impegno pressoché quotidiano. Ma ritengo e spero che si possa, oggi più che mai, ridare ai cittadini un ruolo di attori e protagonisti”.
Simonazzi, come vede la Mantova di oggi? Avrebbe voglia di tornare in pista, politicamente parlando?
“Vedo un distacco tra i cittadini e l’Amministrazione comunale. Secondo me Palazzi sta facendo un discorso di immagine. Se analizziamo il suo ultimo prodotto, il Parco Te, devo dire che non è funzionale. Pensandoci un attimo, non credo di essere smentito. Ha tolto gli ultimi campi liberi per giocare a calcio. Meglio la soluzione del Bosco Virgiliano dove in effetti si vive l’ambiente naturale: grazie alle folte piantumazioni, si respira meglio e d’estate il microclima è inferiore di almeno 3 gradi rispetto a quello del Te. Per quanto mi riguarda, non ho alcuna intenzione di dedicarmi alla politica. Persino i 5Stelle hanno esaurito la loro forza iniziale. Probabilmente non dimostrano credibilità: troppo distanti dalla gente. L’attuale leader, Giuseppe Conte, non parla più ai cittadini, ma si riferisce solo al Reddito”.
Eppure Palazzi va nei quartieri a parlare.
“Il sindaco incontra i cittadini per illustrare le scelte che ha già fatto. Invece dovrebbe, con apertura e umiltà, ascoltarli e chiedere di che cosa hanno bisogno. Serve un approccio preventivo. Fondamentale far nascere o far crescere il senso civico nelle persone. Rilevo che non c’è più questo senso di appartenenza alla città. Non viene sentita come propria. Un buon amministratore deve aprire alle aggregazioni e ai comitati cui affidare funzioni ordinarie per tenere in ordine il quartiere con interventi diretti”.
Nella sua tesi lei scrive: “Nasce dai cittadini una richiesta importante: non essere più sudditi, ma soggetti attivi e pronti a essere protagonisti delle scelte che li riguardano”…
“Frase fondamentale. Nello stendere la tesi mi sono rifatto a una frase del filosofo Jürgen Habermas del 1998: Il cittadino realizza l’ideale di una società che è in grado di determinare il proprio futuro e di automodificarsi democraticamente. In pratica l’idea di uno solo è utopia, l’idea di tutti diventa realtà. Palazzi, invece, punta molto sull’immagine e sull’autopromozione”.
La partecipazione politica nasce dalla protesta popolare?
“I risultati delle elezioni politiche del 2022, confermati dalle elezioni regionali del 2023, in cui è emerso un forte astensionismo, potrebbero essere interpretati come un disinteresse quasi generale da parte dei cittadini per la cosa pubblica. Ma è veramente così? Direi che se si guardasse al cittadino quale anima e motore della vita pubblica, anche l’adesione alle elezioni sarebbe più convinta e numerosa”.
Avvocato sì, ma anche maratoneta con successi e trionfi. Corre ancora?
“Quasi 400 maratone. Le faccio ancora. A metà ottobre correrò a Parma e poi sarò a Venezia, Ravenna, Verona e Firenze. Il record personale è di
4 ore 14 minuti 10 secondi realizzato nel 1996 a Reggio Emilia”.
Werther Gorni