Pieter Paul Rubens al Te e al Ducale
“Raffaella Morselli dopo la grande mostra Celeste Galeria del 2002 riprende a occuparsi di arte a Palazzo Te. A lei è stata, infatti, affidata la curatela del prossimo evento nella Villa di Giulio Romano dedicato a Rubens. Rassegna che assolverà sicuramente al significato del titolo: la nascita di una pittura europea”. Enrico Voceri, granitico e imperituro presidente dapprima del Centro d’arte e di cultura Te e adesso della Fondazione, apre la presentazione ufficiale dell’appuntamento riservato al maestro fiammingo. Mostra che si terrà dal 7 ottobre sino al 7 gennaio del prossimo anno. Sezione principale a Palazzo Te e sezione a Palazzo Ducale che avrà al centro la grande Pala della Santissima Trinità.
Al “battesimo”, sotto la loggia delle Pescherie, accanto al presidente la stessa Morselli e il direttore della Fondazione Stefano Baia Curioni.
Giustificata aria di soddisfazione per essere riusciti ad allestire una mostra di altissimo valore culturale. “Abbiamo riunito oltre 50 opere, tra dipinti e incisioni, provenienti da molti musei europei e da collezioni di enti e privati, Poteva essere una impresa improbabile eppure è stato possibile. Merito di una coproduzione che vede quali attori Palazzo Te, Palazzo Ducale e Galleria Borghese”.
Progetto che apre nuovi orizzoni di conoscenza di Pieter Paul Rubens, pittore che delinea con il suo lavoro i rapporti tra la cultura italiana e l’Europa. Protagonista assoluto del barocco.
Il direttore entra nello spefico quando sottolinea: “Proponiamo il racconto del riverbero avuto nel tempo, fino al Seicento e oltre, dalla pittura di Giulio Romano e di Palazzo Te. Una storia che connette Giulio Romano a Rubens nella loro capacità di trasformare creativamente la tradizione; è l’evidenza di quanto la “pratica della libertà” propria della pittura sia una cifra preziosa della cultura europea anche contemporanea”.
Aggiungendo che Rubens arriva a Corte Gonzaga e resta colpito dalla magnificenza artistica e culturale di Mantova, “una delle Ateni del tempo”. Baia Curioni insiste sui concetti di libertà e di pace che erano essenziali per Rubens preso come era dai conflitti tra protestanti e cattolici.
Sarà un trittico di esposizioni in grado di suscitare emozioni ma anche di sviluppare curiosità. La mitologia che dalle sale del Te possono ancora di più coinvolgere i visitatori, anche i meno attenti. Come sottolinea Raffaella Morselli: “L’esposizione nella villa giuliesca ha l’obiettivo di creare una rispondenza tra opere e motivi decorativi e iconografici del Palazzo: un percorso paradigmatico che dimostra quanto le suggestioni rinascimentali elaborate da Rubens negli anni mantovani e italiani siano continuate, evolvendosi, nella pittura della sua maturità, fino a trasmettersi nell’eredità intellettuale e artistica lasciata ai suoi allievi. Le opere della mostra sono state scelte, dunque, in funzione del dialogo che riallacciano con i miti e dell’interpretazione che ne fece Giulio Romano nelle varie sale, fattori che contribuirono a generare nel pittore di Anversa una sintonia mai interrotta con il Rinascimento e il Mito”.
Da parte sua Palazzo Ducale dedica a Rubens il focus espositivo con la Pala della Santissima Trinità: una delle più imponenti imprese portate a compimento dall’artista: il ciclo delle tre enormi tele per la Chiesa della Santissima Trinità, una delle quali – dopo incredibili vicende – è ancora oggi esposta a Palazzo Ducale e costituisce una tappa fondamentale nel percorso conoscitivo di questo grande artista. Rubens consolida il suo legame con Mantova quando, nel 1600, giunge da giovane promettente pittore alla Corte di una delle più importanti Signorie italiane.
Se ne andrà circa dieci anni dopo, trentenne, con la fama di indiscusso maestro. Ora l’illustre ospite di secoli fa ritorna a Mantova con le sue opere.
Il progetto espositivo presenta un nuovo allestimento museografico e illuminotecnico dell’intero Appartamento Ducale, voluto da Vincenzo I e realizzato da Antonio Maria Viani: qui sono esposte opere della collezione permanente dal tardo Cinquecento al Seicento inoltrato. Punto focale del percorso è la Sala degli Arcieri, dove è esposta la Pala la cui vicenda viene raccontata da un’innovativa ricostruzione tridimensionale della chiesa della Santissima Trinità, oggi non più accessibile al pubblico.
Pressoché in parallelo, dal 14 novembre, la mostra alla Galleria Borghese di Roma: “Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma”, a cura della direttrice Francesca Cappelletti e Lucia Simonato.
“La mostra alla Galleria Borghese è la prima di un nuovo progetto di ricerca che metterà la storia del museo al centro dei momenti in cui Roma è stata una città veramente internazionale – parole della Cappelletti – Calamita per gli artisti del Nord Europa fin dal Cinquecento, la Roma di Rubens, fra i pontificati Aldobrandini e Borghese, è il luogo dove studiare ancora l’antico, di cui si cominciano a conoscere i capolavori della pittura, con il ritrovamento nel 1601 delle Nozze Aldobrandini.
“Attraverso gli occhi di un giovane pittore come Pieter Paul Rubens guardiamo ancora una volta all’esperienza dell’altrove, cerchiamo di ricostruire il ruolo del collezionismo e della collezione Borghese in particolare come motore del nuovo linguaggio del naturalismo”.