Agricoltura e ambiente
Archiviati dopo la grande paura del 2022 i timori sulla sovranità alimentare dell’Unione europea, senza peraltro individuare soluzioni in grado di rilanciare la produzione interna, restano alcune incertezze nel futuro dell’agricoltura europea, che si riverberano inevitabilmente sulla micro-scala territoriale (quindi a Mantova).
Partire con una buona notizia è sempre corroborante: il famigerato Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea, delegato gran ciambellano all’applicazione del Grean Deal, ha dato le dimissioni per correre nel suo Paese, in Olanda, nel frattempo rimasta orfana di “Teflon” Mark Rutte, il primo ministro falco in Europa, che ha lasciato il campo a L’Aja
Cosa accadrà in Olanda alle elezioni autunnali non possiamo prevederlo, ma ipotizziamo che il rosso-verde Timmermans non avrà vita facile nei Paesi Bassi, visto il movimento BBB che fa capo agli agricoltori, stanchi di essere additati come inquinatori assoluti e vincitori di un discreto numero di seggi alle ultime amministrative.
L’approccio olandese per ridurre le emissioni è stato drastico e fallimentare: si proponeva agli allevatori di vendere le proprie aziende e di riconvertirsi a fare altro. Per la serie: non sappiamo come contrastare l’inquinamento, ma abbiamo una certezza, la zootecnia è colpevole, quindi basta chiudere gli allevamenti. Un suicidio politico, che segue una visione distorta del problema emissioni, polveri sottili…
Abbiamo parlato dell’Olanda perché, Dio non voglia, le distorsioni ambientaliste non approdino anche in Pianura Padana, dove il carico zootecnico è più elevato rispetto ad altre zone d’Italia, anche se comunque i numeri sono inferiori rispetto ai Paesi Bassi. Speriamo che tali deliri non possano trovare spazio alle nostre latitudini, ma di stranezze ne abbiamo viste fin troppe, come ad esempio l’idea di equiparare il potere inquinante di una stalla a quello di un’industria. Il brutto è che non si trattava di una farneticazione fra ubriachi, ma di una proposta discussa in seno all’Unione Europea.
L’agricoltura europea, e in sintonia anche quella mantovana, hanno a cuore la sostenibilità. Se non altro perché ormai aspetti come il green, l’approccio sostenibile, il benessere animale, sono tutti elementi in grado di influenzare gli acquisti dei consumatori. In parole povere: Non rispetti l’ambiente? Non ti compro. Non paghi sufficientemente la manodopera? Resti sullo scaffale. Non assicuri un adeguato spazio vitale agli animali? Niente da fare, non ti acquisto. Una fatwa che si è ammorbidita leggermente con il boom dell’inflazione e lo stallo degli stipendi, che hanno spinto a più miti consigli i talebani della rivoluzione verde.
Questo non significa che il mondo agricolo voglia abbandonare le buone pratiche fin qui adottate, ma la stella polare dovrebbe rimanere la sostenibilità economica, prima ancora di quella ambientale, che dovrebbe essere un corollario insieme alla sostenibilità sociale.
Parliamo di temi che vengono ampiamenti dibattuti alla Millenaria di Gonzaga 2023, appuntamento di riferimento per l’agricoltura mantovana, punto di confronto, dibattito e promozione del settore nelle sue diverse sfaccettature.
Come dobbiamo immaginare l’agricoltura mantovana del futuro? L’auspicio, molto banalmente, è che sia sempre più integrata. Siamo una provincia dove la cooperazione ha avuto terreno fertile e in più di un’occasione ha dimostrato che il valore si moltiplica, se si creano le giuste collaborazioni.
Possiamo contare su una rete produttiva efficiente e su una qualità riconosciuta, che garantisce un valore aggiunto superiori a tanti altri modelli produttivi. Tuttavia, questo non è sufficiente. Non bastano Dop e Igp vincenti, servono azioni di promozioni, visioni lungimiranti, assistenza per la logistica e politiche di export coese e vincenti.
Resta un nodo da risolvere, tutt’altro che banale. I cambiamenti climatici. Abbiamo visto anche quest’anno, senza lo spettro della siccità, che cosa possono comportare trombe d’aria, grandinate, piogge violente, gelate primaverili. Contro il meteo non è vero che nulla si possa fare. Certo, non possiamo ancora decidere che tempo farà, ma sostenere percorsi di innovazione tecnologica per poter rispondere al meglio al climate change e alla tropicalizzazione del clima, magari attraverso centraline per rilevare l’umidità del suolo, mappe di vigore per conoscere dove distribuire acqua e fertilizzanti, applicazioni per monitorare la distribuzione dell’acqua, controllare lo stato di salute delle coltivazioni, invece tutto questo è possibile.
Guardiamo avanti con fiducia. Sosteniamo la ricerca in agricoltura e favoriamo il dialogo. Multifunzione e comunità rurali sono due delle strade da percorrere per garantire sostenibilità economica, ambientale e sociale, per promuovere le energie rinnovabili, per assicurare il corretto ricambio generazionale, per difendere la biodiversità, per rilanciare il turismo consapevole nelle campagne. Chi si ferma è perduto, lo ha scritto Dante prima di tutti.
Matteo Bernardelli