Mostra dedicata al maestro. Galleria MAD (3-28 settembre)
Nel futuro tutti saranno famosi in tutto il mondo per 15 minuti
Il 6 agosto del 1928 nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, Andy Warhol – morirà nel 1987 a New York – pittore, grafico, illustratore, scultore, sceneggiatore, produttore cinematografico, produttore televisivo, regista, direttore della fotografia e attore statunitense e tanto altro. Insomma, una figura predominante del movimento della Pop Art e uno dei più influenti artisti del XX secolo.
Al di là di una semplificata descrizione, Warhol rappresenta la genialità di un mondo raffigurato, interpretato, stravolto, immaginato, maltrattato, odiato, amato. Lui stesso oggetto di odio e amore. Al punto da venire colpito a fuoco, nel 1968 da una femminista – peraltro molto vicina a lui perché aderente alla “Factory” – e il suo comopagno. Warhol se la cava e continua a essere visto come un feticco oppure come un diavolo in terra.
Prima di morire, in seguito a un intervento chirurguco, la sua ultima provocazione grafica e pittorica: Last Supper, ispirato all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.
Warhol torna imperante a Mantova. Con una mostra, presentata alla Casa del Mantegna, ma allestita alla galleria MAD di via Cavour 59 e che si apre domenica 3 settembre alle ore 18 con presentaziomne critica di Sergio Zanichelli e Massimo Pirotti.
“Warhol’s Word” è una rassegna che dà conto di ciò che l’artista ha documentato attraverso il suo segno e la sua invenzione. Operazione culturale curata da Pirotti su progetto di MaterManto e Zanichelli da un’idea di Lucia Quasimodo.
“Warhol’s World – sottolinea Pirotti – ci conduce non solo all’estetica dell’artista ma indaga anche attraverso la sua filosofia di vita che mescola la cultura alta con quella popolare”.
Oltre alle opere iconiche che lo hanno reso celebre saranno esposte fotografie originali anche inedite di lui nella sua “Factory” negli anni Sessanta e della sua visita a Roma nel 1977.
La mostra viene allestita sullo stile della “Factory” luogo in cui Warhol realizzava le opere, pensava ai film e alle produzioni musicali insieme ai suoi collaboratori. Il vissuto di questo artista è una costante performance, le sue icone non sono quelle religiose ma quelle del consumismo di un’era fatta di prodotti seriali che chiunque può permettersi, una sorta di democratizzazione globale. La Coca-Cola la beve il Presidente degli Stati Uniti, la star del cinema, ma anche il barbone o la persona comune, è sempre quella, uguale per tutti
Il pensiero di Andy Warhol era incentrato sulla critica e sulla celebrazione della cultura di massa, della celebrità e dell’immagine. La sua prospettiva innovativa ha lasciato un’impronta duratura nell’arte contemporanea e ha aperto nuove strade creative per le generazioni successive di artisti. Ossessionato dall’effimero credeva che la fama e la superficialità fossero diventate valori predominanti nella società moderna, e ciò si rifletteva nei suoi ritratti delle star e nelle sue opere che celebravano icone popolari del consumismo come le lattine di zuppa Campbell.
“Warhol’s World” è una mostra evento che porta alla riflessione sulla società odierna che sta vivendo, consciamente o inconsciamente, tutta la “poetica” predetta da questo significativo lungimirante artista.