Dai mitici Argerich e Lonquich a straordinari solisti e quartetti
Festival 2023 Trame Sonore – palcoscenico internazionale
Su Trame Sonore – Mantova Chamber Music Festival 2023 – è già calato il sipario. Cinque giorni di grande musica, ininterrottamente da mattina a notte nei luoghi artistici più belli e famosi della città; centinaia di musicisti venuti a portare qui la loro arte, alcuni di fama mondiale.
Come la mitica Martha Argerich, e proprio da lei vogliamo iniziare queste note di cronaca. L’ineguagliabile pianista argentina, infatti, si è resa protagonista di un gesto nobile di amicizia, che solo a Trame Sonore poteva concretizzarsi: ha invitato a suonare con lei Dora Schwarzberg, sua amica di lunga data, già violinista famosissima, ma che in seguito a grave incidente e a successive operazioni alla spalla, da qualche anno aveva abbandonato la carriera concertistica. La Argerich non ha esitato a mettere in gioco il suo prestigioso carisma per accompagnare, sostenere, soccorrere il ritorno in pubblico dell’amica, titubante fino all’ultimo, debole e fragile nelle prime arcate, ma già un po’ più sicura di sé nel corso del primo concerto, sotto l’ombrello protettivo della Argerich, che compiva miracoli al pianoforte; nei successivi due concerti, in ensemble, la Schwarzberg dava chiari segni di ripresa e di consolidata fiducia nelle proprie potenzialità.
Certo, tre performance, quelle della Schwarzberg, “da ascoltare col cuore più che con le orecchie”, come ha ripetutamente chiesto la figlia Nora Schwarzberg, violista di buona classe, nel presentare al pubblico la ragione, affettiva e amicale, del rientro della madre.
I mantovani lo hanno capito pienamente, e, tranne qualche sofista di turno, manco si sono posti il problema se un Festival di levatura internazionale, quale Trame Sonore, debba accogliere situazioni come quella sopra descritta, che potrebbe essere nociva all’immagine del Festival stesso.
Non la pensiamo così e non la pensava così la stragrande quantità del pubblico internazionale che ha accolto le tre serate promosse e sostenute da Martha Argerich con calorosi applausi di stima e di riconoscenza. Bravo il Direttore Artistico, Carlo Fabiano, che ha dato spazio e pubblicità all’evento, che rientra in pieno in quel clima di amicizia tra musicisti che il Festival promuove e di cui Fabiano parla spesso.
Chiuso l’argomento, che in virtù della straordinaria presenza di Martha Argerich, è stato tra i più commentati, va detto che il Festival ha acceso un interessante focus su Felix Mendelssohn-Bartholdy, al quale sono stati dedicati, oltre a molte altre pagine cameristiche, due dei quattro concerti sinfonici portati dall’Orchestra da Camera di Mantova all’interno di un Festival di Musica da camera.
il Concerto per violino in mi min. (solista il giovane Javier Comesaña-Barrera, dotato di tecnica formidabile, ma deboluccio quanto a volume di suono), e la Sinfonia n.3 “Scozzese”, affidata all’ottima direzione di Michele Gamba, ma purtroppo eseguita all’aperto e interrotta dalla pioggia durante il 3° movimento. Gli altri due interventi dell’Ocm, entrambi notevoli per sonorità limpide e ben curate sul piano timbrico, si sono concretizzati nel fantastico Concerto n.1 per violoncello op.107 di Dmitrij Šostakovič (solista e direttore Nicolas Altstaedt) e nel conclusivo Concerto n.25 per pianoforte e orchestra k503 di Mozart (solista e direttore Alexander Lonquich).
Come sempre, molto seguita la trama “Sulle tracce dell’artista in residenza”, cioè il pianista Alexander Lonquich: sold out in tutte le sue numerose presenze, da solo o in collaborazione con grandi strumentisti. Meritato trionfo per lui nel citato concerto di chiusura del Festival.
Alla Rotonda di San Lorenzo, sia la trama “Solo alla Rotonda” sia la trama “Round Midnight” hanno offerto anche quest’anno esibizioni di altissima qualità: il recital del violista Sergej Malov e il concerto dei Solisti della NDR Elbphilharmonie ci sono sembrati davvero memorabili.
Tantissime le formazioni di trio e di quartetto che hanno attraversato le cinque giornate di Festival. Impossibile citarli tutti, ma simbolicamente ricordiamo che lo stupendo Quartetto Hermès, fedelissima presenza, e l’altrettanto magnifico Quartetto Prometeo hanno rispettivamente aperto e chiuso in bellezza la sfilata di queste formazioni. Alle quali vanno aggiunti i molti ensemble vocali e/o strumentali, di diverso organico, che hanno animato e vivacizzato l’intera città.
Per cinque giorni Mantova è stata veramente la capitale internazionale della musica da camera: lo dimostra il crescente numero di stranieri venuti appositamente per il Festival (lo confermano albergatori e ristoratori), ne è riprova l’esercito di musicisti – circa 350 – calato in città, e tra loro tantissimi i giovani talentuosi di varie nazionalità, spettacolo nello spettacolo.
Come in un vero Festival, che si rispetti, accanto alle pagine eterne di un classicismo spesso usato e abusato, sono emerse opere emarginate dai programmi tradizionali o del tutto nuove, si sono affacciate nuove tendenze e nuove sensibilità, anche solo nel modo di ripassare il passato.
Segno questo della grande vivacità di Trame Sonore, che si afferma e si conferma come insostituibile momento di promozione culturale, sociale ed economica della nostra città.
Roberto Chittolina