Il vento sta cambiando contro Palazzi e Sinistra
Ho atteso qualche ora prima di fare le mie riflessioni sull’esito delle Elezioni Regionali per la Lombardia, che si sono svolte lo scorso week end. Ebbene, per quel che riguarda il PD mantovano, è andata esattamente come avevo previsto.
Un’autentica batosta che qualcuno ha provato, inutilmente e soprattutto maldestramente, a mascherare, sbandierando tristemente il risultato del capoluogo.
Basti un dato: su 64 Comuni della provincia mantovana, appena 4 hanno ancora oggi, nonostante i disastri che ogni giorno combinano, una maggioranza a guida rossa. Parliamo ovviamente di Suzzara, Gonzaga, Pegognaga e appunto della città.
E partiamo subito da Mantova: quello che si sta vivendo in queste ore in via Roma è un autentico psicodramma.
Avevo detto che la candidatura del vice sindaco sarebbe stata molto pericolosa, perché sia in caso di vittoria (non avvenuta), che in caso di sconfitta (avvenuta) avrebbe indebolito il PD del capoluogo rispetto a quello provinciale.
La vittoria dell’ex onorevole Marco Carra è stata schiacciante.
E sorprende il numero delle preferenze raccolte proprio in città, dove nelle previsioni l’assessore al Bilancio avrebbe dovuto fare man bassa di voti.
Il nativo di Suzzara ha fatto una campagna elettorale alla vecchia maniera, obiettivamente perfetta: con quasi zero social, attraverso il porta a porta, lasciando i confronti con gli avversari politici al suo rivale di partito.
Il vice Palazzi paga sonoramente la spocchia e l’arroganza che ha facilmente ereditato in questi otto anni di pessimo governo della città: certe esternazioni se le sarebbe potute davvero evitare, come la presunzione nel dichiararsi certamente vittorioso, pronosticando nel contempo un flop totale della Lega.
È avvenuto esattamente il contrario.
Certamente, da sconosciuto in provincia, ha pagato sonoramente l’accostamento al sindaco del capoluogo, che non gode di alcuna simpatia al di fuori della sua roccaforte che, se raffrontata all’intera comunità mantovana, con i suoi 49mila abitanti, resta sempre poco più di un paesone.
Del resto mi ero chiesto da subito come fosse possibile esordire in campagna elettorale dichiarando che la Regione Lombardia fosse governata da incompetenti.
Tra l’altro con una faccia tosta incredibile, visto ciò che l’Amministrazione di sinistra sta facendo in questa città che, grazie al loro buon governo, è in condizioni disastrose!
Non si illudano a sinistra, stiano sereni: la claque, i clientelismi, la rete di rapporti che hanno creato, i posti occupati, la convinzione che il potere possa sempre proteggere il proprio status, non saranno eterni.
E soprattutto non saranno sufficienti a far credere che a Mantova non si possa amministrare in modo diverso, come del resto avviene già in ben 60 Comuni mantovani, in Provincia di Mantova, in Regione Lombardia e nelle altre 14 regioni italiane (solo 4 sono rimaste rosse) e come si amministra da pochi mesi a Roma.
La mia non è una minaccia, ma è una promessa, a tutti i miei elettori, agli elettori di centrodestra mantovani, a quelli che sono stati a casa in questa tornata elettorale e a tutti quelli (molti anche di sinistra) che finalmente stanno aprendo gli occhi.
Il sindaco di Mantova aveva già peraltro avuto modo di capire che il vento per lui era girato, in occasione della sonora sconfitta alle provinciali del dicembre 2021.
Ma si sa che sbagliando si è portati a risbagliare e così sta avvenendo.
Nessuno gli sta riconoscendo stellette per avere rinunciato a candidarsi nel giro di pochi mesi, prima a Roma e poi a Milano, in nome di un senso civico e della volontà di evitare un commissariamento della città.
Quel che conta è che ora la geografia politica del PD di casa nostra, sia profondamente mutata.
Così come sono mutati gli equilibri interni in vista di Mantova 2025.
Parliamoci chiaro: tra un anno si entrerà in campagna elettorale e si ripartirà da un perfetto equilibrio tra i “suoi” gialli e i rossi.
Apparentemente le posizioni e gli incarichi restano immutati, coloro che già credevano e si erano illusi del prossimo rimpasto sono rimasti a bocca asciutta.
Sappiamo come andrà nei prossimi giorni: all’esterno si sviolineranno i soliti slogan, ostentando compattezza e unità di intenti, all’interno la resa dei conti è già cominciata.
Chi non ha dimostrato di avere diplomazia è certamente il candidato consigliere regionale del PD risultato vincitore, che si sta togliendo non dei sassolini, ma degli autentici “giaron”, come diciamo noi da queste parti.
E sono certo che nel post elezioni, ne vedremo delle belle: se manterrà la sua fama, farà pochi prigionieri.
Venendo alla compagine di centrodestra che, come da previsioni ha facilmente trionfato, nonostante una imbarazzante partecipazione al voto, ora si trova in una condizione davvero invidiabile.
Uno storico asse monocolore: dal governo della provincia al governo nazionale, transitando per il governo della regione prima in Italia.
Bisogna fare bene in questi cinque anni: non ci sono più scuse.
A differenza di quanto affermato con qualche frecciata in campagna elettorale, proveniente anche da alcuni alleati, per la verità si è fatto molto bene nei cinque anni precedenti.
Del resto, fosse andata diversamente, l’elettorato non avrebbe fatto sconti.
Ma si sa che in campagna elettorale le parole costano poco: ora servono i fatti e serve lavorare ed in fretta.
Assessorati mantovani o no, lo sapremo presto.
Il passato lustro del resto lo ha ampiamente dimostrato: anche da consiglieri di maggioranza si può incidere molto, specie se un giorno si e un giorno pure si va a rompere le scatole al presidente (che grazia a Dio, bravissima persona, è stato riconfermato), che all’assessore competente.
Quando la smetteremo di considerarci l’estrema periferia del regno, quando la smetteremo di considerarci il brutto anatroccolo e quando abbandoneremo il vittimismo di essere poco considerati a Milano, sarà sempre troppo tardi.
Così pure, per contro, dobbiamo smetterla di credere di essere al centro di pensieri di una Regione da 10 milioni di abitanti.
Se ne sono (forse) resi conto anche coloro che addirittura avevano ipotizzato un mantovano di sinistra come Governatore della Lombardia.
Allo stesso modo stiano calmi coloro che pronosticano oggi una serie di incarichi istituzionali importanti all’interno della giunta Fontana bis.
State tranquilli, in ogni caso gli eletti, se avranno le capacità per lavorare bene, gli spazi ci saranno eccome.
Che dire per concludere, se non lo scontato buon lavoro, in primis a chi proseguirà il proprio lavoro (e la
riconferma era tutt’altro che scontata ed è stata davvero sudata) e naturalmente anche ai debuttanti in Regione.
Viva la Lombardia!
Stefano Rossi